La calnexina nella patologia della sclerosi multipla

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 17 marzo 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come è già accaduto per patologie neurodegenerative, quali la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson, anche per la sclerosi multipla la ricerca, non riuscendo ad ottenere una conoscenza decisiva degli elementi eziologici nel loro rapporto con i processi patogenetici all’origine delle varie forme cliniche, continua a sondare e scandagliare aspetti che, faticosamente, forniscono nuovi frammenti di sapere, generalmente rilevanti in termini fisiopatologici. La speranza è che tali piccoli progressi possano condurre a nuovi presidi terapeutici in grado di migliorare in modo significativo il decorso della malattia.

Una di queste nuove acquisizioni è stata ottenuta da uno studio, condotto da Jung e colleghi, che ha identificato nella calnexina delle cellule endoteliali del cervello, un elemento decisivo nel favorire i processi infiammatori che precedono il danno delle cellule nervose. Nella sclerosi multipla e nel suo principale modello animale, cioè l’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE, da experimental autoimmune encephalomyelitis), si determinano delle condizioni che consentono ai linfociti T circolanti di attraversare la barriera ematoencefalica (BEE) ed entrare nel sistema nervoso centrale, dove contribuiscono all’infiammazione, alla distruzione della mielina e al danno neuronico. In queste condizioni, favorenti l’invasione infiammatoria di encefalo e midollo spinale, la calnexina avrebbe un ruolo essenziale secondo gli esperimenti condotti da Jung e colleghi.

(Jung J., et al., Calnexin is necessary for T cell transmigration into the central nervous system. JCI Insight – Epub ahead of print doi: 10.1172/jci.insight.98410, Mar 8, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Biochemistry, Multiple Sclerosis Center, Department of Medicine (Neurology), University of Alberta, Edmonton, Alberta (Canada); University of Exeter Medical School, Exeter, Devon (Regno Unito); UCB Pharma, Slough, Berkshire (Regno Unito); NeuroResource, UCL Institute of Neurology, University College London, London (Regno Unito); School of Human Nutrition, Mc Gill University, Ste. Anne de Bellevue, Quebec (Canada).

Prima di esporre in sintesi i risultati dello studio, si riportano due stralci introduttivi sulla sclerosi multipla da un articolo che si raccomanda di leggere:

“La sclerosi multipla è attualmente considerata una malattia cronica infiammatoria demielinizzante e neurodegenerativa del sistema nervoso centrale, nella quale il processo patologico principale è costituito dalla distruzione immuno-mediata della guaina mielinica e degli oligodendrociti. Il rilievo patogenetico di tale componente ha indotto molti patologi, in passato, a considerarla una malattia autoimmune provocata dall’esposizione ad agenti ambientali, trascurando i fattori genetici dell’eziologia[1]. Oltre vent’anni di studi condotti su famiglie e gemelli hanno poi dimostrato in modo convincente l’esistenza e l’importanza, verosimilmente per una parte considerevole di casi, di una componente genetica[2]. Grazie a studi di associazione, sono stati già identificati e caratterizzati alcuni fattori di rischio primariamente legati al sistema immunitario[3], ma è emerso che le varianti associate hanno un effetto molto limitato rispetto al rischio complessivo di malattia e non possono giustificare l’aggregazione di parenti biologici con sclerosi multipla dedotta dall’analisi delle famiglie. […]

Clinicamente la sclerosi multipla è distinta in 5 forme principali: la remittente-recidivante, che è la più frequente, la forma secondariamente progressiva, quella più rara che assume subito andamento progressivo, la forma acuta[4] e, infine, la sclerosi cerebrale diffusa[5]. Il sintomo iniziale in circa la metà dei pazienti è costituito da debolezza o torpore in un arto o due: all’esame neurologico spesso il paziente riferisce sintomi ad un solo arto ma si rilevano deficit, quali un Babinski positivo, anche nell’arto controlaterale. Sono avvertite parestesie e sensazioni di avere il tronco o un arto stretto da una fascia, verosimilmente per interessamento delle colonne posteriori del midollo spinale. L’esame dei riflessi tendinei inizialmente evidenzia ritardo di risposta che tende a mutare in iperattività. In generale, le manifestazioni sintomatologiche variano secondo un’ampia gamma di intensità, potendo essere sfumate o configurare vere e proprie paraparesi spastiche o atassiche. In vari casi l’emergenza clinica assume il profilo di una delle seguenti sindromi: 1) neurite ottica; 2) mielite trasversa; 3) atassia cerebellare; 4) sindromi del tronco encefalico (vertigine, disartria, diplopia, dolore o torpore faciale).

I dati su soggetti, etnie ed aree geografiche più colpite hanno costituito inizialmente un’indicazione orientativa per la ricerca sulle cause. La prevalenza maggiore è fra i Caucasici in aree con temperature medie annuali basse, ma la malattia, sia pure con una minima incidenza, è diagnosticata anche nei paesi tropicali. Fra i due sessi è maggiormente colpita la donna con un rapporto di 2:1 o 3:1[6]; le ragioni di questa differenza sono ancora sconosciute, ma il dato accomuna la sclerosi multipla a molte malattie autoimmuni[7].

Oggi, con stime epidemiologiche che superano i 2 milioni di persone affette in tutto il mondo e una prevalenza di 1:1000[8], non meraviglia che sia considerata la malattia neurologica più comune fra i giovani adulti[9]. In proposito, non possiamo dimenticare l’osservazione di Gilbert e Sadler che, dopo aver descritto cinque casi di studio autoptico nei quali sono state inaspettatamente scoperte le tipiche lesioni della sclerosi multipla in persone ritenute asintomatiche per tutta la vita, concludono che la reale incidenza potrebbe essere anche di tre volte maggiore di quella attualmente riconosciuta[10].[11].

Torniamo al lavoro qui recensito.

Jung e colleghi hanno scoperto che la calnexina, un ER chaperone, è straordinariamente abbondante nelle cellule endoteliali del cervello dei pazienti affetti da sclerosi multipla.

Prendendo le mosse da questo dato, i ricercatori hanno avviato una sperimentazione animale che ha dimostrato, nei topi privi di calnexina, una significativa resistenza all’induzione dell’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE), nessuna evidenza di infiltrazione cellulare di encefalo e midollo spinale, e nessuna induzione di markers dell’infiammazione all’interno del sistema nervoso centrale.

Un altro aspetto importante, nei topi con deficit di calnexina, è che l’assenza del chaperone non altera lo sviluppo o la funzione del sistema immunitario. Invece, la perdita di questa proteina ha portato a un difetto nella funzione delle cellule endoteliali del cervello che ha determinato la riduzione del traffico delle cellule T attraverso la barriera emato-encefalica (BEE).

Sulla base di questi esiti sperimentali, la calnexina delle cellule endoteliali cerebrali dei pazienti affetti da sclerosi multipla, può essere considerata un nuovo target per lo sviluppo di strategie finalizzate alla gestione o alla prevenzione della cascata patogenetica che porta alla neuroinfiammazione e alla distruzione della guaina mielinica.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-17 marzo 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Già negli anni Novanta si conosceva la concordanza fra gemelli monovulari del 25%, contrapposta al 2-3% dei biovulari, e associazioni significative con genotipi HLA; tuttavia, la somiglianza delle lesioni con l’encefalomielite allergica sperimentale è stata condizionante. Questa encefalite, divenuta poi un modello sperimentale della malattia, si produce negli animali per reazione autoimmune a materiali mielinici, in particolare per sensibilizzazione dei linfociti T alla proteina basica della mielina, e presenta lesioni demielinizzanti perivenulari a placca, con andamento cronico e recidivante come nell’andamento clinico della sclerosi multipla umana.

[2] Fagnani C., et al. Twin studies in multiple sclerosis: a meta-estimation of heritability and environmentality. Multiple Sclerosis 21: 1404-1413, 2015.

[3] Beecham A. H., et al. Analysis of immune-related loci identifies 48 new susceptibility variants for multiple sclerosis. Nature Genetics 45: 1353-1360, 2013.

[4] Malattia di Marburg e sclerosi multipla tumefattiva.

[5] Malattia di Schilder e sclerosi concentrica di Balo.

[6]  Per la ratio 2:1, v. Bradl M. & Lassmann H., Multiple Sclerosis, in Neuroglia (Kettenmann & Ransom, eds), p. 785, Oxford University Press, New York (USA), 2013; per la ratio 3:1, v. Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[7] D’altra parte la demielinizzazione si associa a malattie autoimmuni, quali SLE, malattia di Sjogren e sindromi correlate.

[8] La prevalenza media di 1:1000 abitanti in Nord America ed Europa Centro-Settentrionale comprende stime come quelle di Mayr nel Minnesota di 177 casi per 100.000 (Olmstead County) e di 30/80 per 100.000 in Nord USA e Europa. Invece, nel meridione di USA ed Europa, la prevalenza è da 6 a 14 per 100.000. Nelle aree tropicali è rara con una prevalenza sempre inferiore all’unità per 100.000 abitanti (Cfr. Adams & Victor’s, p. 917, McGrawHill, 2014).

[9] Spesso diagnosticata fra i 20 e i 40 anni: si vedano le righe introduttive in Note e Notizie 06-02-16 Nella sclerosi multipla un sorprendente comportamento delle cellule NK; Cfr. Bradl M. & Lassmann H., Multiple Sclerosis, in Neuroglia (Kettenmann & Ransom, eds), p. 785, Oxford University Press, New York (USA), 2013.

[10] Cfr. Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[11] Note e Notizie 11-06-18 Trovata la prima mutazione che spiega la sclerosi multipla.